venerdì 24 settembre 2010

Tanti Auguri, Fatto Quotidiano!


Esattamente un anno fa, iniziava la (per ora) fiera storia di questo quotidiano così umile e sobrio per dimensione e spessore (formato Compact, lunghezza media pagine sedici) ma d’una quasi sfrontata schiettezza, come non solo gli aficionados impareranno nel corso del tempo, circa i contenuti.
Il debutto, per quanto il direttore Padellaro e le firme di punta formulassero con criterio forme di excusatio non petita per eventuali refusi o leggerezze dovute all’inesperienza, fu sfavillante. Le copie, ancora a tiratura limitata, vennero bruciate nel giro di una mattinata e l’edicole prese d’assalto.
Fuoco di paglia o l’inizio di un simbiotico rapporto tra emissari e recettori?

Nell’Italia malata terminale- dalla condizione ‘grave ma non seria’, più dittatura silente(‘dolce’) che ‘repubblica delle Banane’, impossibilitata ad uscire dalla crisi (economica, morale, sociale)nella quale è da almeno tre lustri invischiata per mancanza di strumenti e volontà - quel puzzo precipuo di quando le libertà e i dettami costituzionali vengono smaccatamente calpestati, è divenuto insostenibile.

Ed è proprio contro l’informazione dominante- preconfezionata e spurgata dagli eccessi oltreché dalle verità impunemente occultate- e la tendenza divenuta tristemente d’uso comune, di far ‘l’orecchie da mercante’, non rendendosi disponibile verso chi è in posizione privilegiata e la verità cerca ostinatamente di far venire a galla, che progetti come quello de Il Fatto Quotidiano divengono imprescindibili.

Ricordo ancora bene, quello storico(almeno per me) 23 settembre (chi non lo intende tale se ne accorgerà presto, col progressivo inabissamento italiano), nel quale i giornalai veneziani, spaesati e in odor di oltraggio, esponevano all’unisono tutto il risentimento formato cartello, attraverso il quale ‘ringraziavano’ Travaglio, ‘per aver fatto arrivare solo un paio di copie del Suo giornale’.
Non mi unii al malcontento generale, ma rimasi comunque a bocca asciutta, sconfitto dopo un lungo tour alla ricerca dell’ambito ‘Quotidiano’e al contempo potei ritenermi soddisfatto nell’aver tastato il polso d’una porzione, seppur ancora marginale, della collettività.
Il sentirsi partecipi, rappresentati a pieno, anche se da un organo informativo invece che da un partito politico, è senza dubbio una sensazione rinvigorente nonché, lo dico senza imbarazzo né piaggeria, emozionante.

Il direttore Padellaro, Travaglio, Barbacetto, Lillo, Gomez, Flores D’Arcais, Telese e più giovani collaboratori- incrociando idee, convinzioni, progetti anche con la redazione di Micromega, blog come quelli presieduti da Beppe Grillo o Piero Ricca, movimenti quali Il Popolo Viola o Le Agende Rosse - hanno creato un fronte comune nel quale anche il più privato dei cittadino potesse sentirsi partecipe di una genuina (e sorprendente nella propria intransigenza) alternativa ma, quel che più conta, informato.

Debitore, per denominazione, emblema (lo ‘strillone’ stilizzato accanto al titolo) e linea editoriale ai prodotti dei maggiori tra i capiscuola della tradizione giornalistica nazionale, si pensi rispettivamente al ‘Fatto’ di Enzo Biagi o a ‘La Voce’ di Indro Montanelli, il ‘Fatto Quotidiano’ ha fatto tesoro degli insegnamenti delle prestigiose penne, condividendo quell’amore per l’informazione nella sua forma più oggettiva, per la Costituzione e il conseguente rispetto dei precetti in essa contenuti, per il rispetto senza condizione dei diritti legati all’individuo inserito nella società, per un’acuta e, solo secondo chi ha qualcosa (o troppo) da nascondere o guadagnare, pedante analisi politica scevra da alcun colore politico. Chi confonde (in malafede o moderatismo di convenienza) l’atteggiamento intransigente e il desiderio di integrità facilmente rintracciabile tra gli articoli con pretese eccessivamente giustizialiste, forcaiole o moralistiche ha certamente a cuore una linea lassista nella valutazione (da parte di organi atti a questioni giudiziarie, ma non solo: anche l’opinione pubblica è in ballo) delle azioni illegali e bieche compiute da coloro i quali ci rappresentano in blasonate sedi e che invece dovrebbero fungere da esempio cristallino.
Grazie al Fatto(con la ‘effe’ maiuscola) abbiamo goduto, si fa per dire, d’ondate chiarificatrici di ‘fatti’ (con la ‘effe’ minuscola, ma che, molti dei quali per rilevanza, meriterebbero la maiuscola), elargiti a noi lettori senza l’oculatezza di chi deve difendere gli interessi di qualcun altro (sia il potente di turno o i lettori-elettori), privi quindi di un ‘taglio’ specifico e parziale.
L’esclusivo interesse è stato, dal primo introvabile (ahia!) numero ad oggi, quello del cittadino-lettore, messo vis-à-vis con quello che la scena politica e non (ma come si è soliti dire: ‘tutto è politica’) ci presenta (il che è molto diverso da come Si vorrebbe presentare), nella sua concretezza, crudezza e prosaicità.
A chi non è d’accordo, con mente all’icona Bogart de l’ultima minaccia, e con il cuore a questo esempio di libertà fatto giornale, basterà un: ‘è la stampa bellezza. E tu non ci puoi fare niente’.
Buon Compleanno.